Progettare siti web: il caso Expo

Come progettare siti web di un evento?

Come Mirò ci siamo occupati di web marketing degli eventi da molto tempo, e il sito del Linea d’ombra – Festival Culture Giovani è il nostro orgoglio. Ma non vogliamo parlare di noi, bensì dell’evento che sta fermando l’attenzione dei media in Italia (e speriamo di cui si parli un po’ anche all’estero), cioè l’Expo.  Quello di cui vogliamo parlare ruota attorno a tre temi:

  • Come un sito web  può informare sull’evento
  • Come si può conciliare informazione e senso dell’evento
  • Come si può lavorare perché il sito comunichi con gli eventi reali.

Il primo aspetto è il più semplice in teoria, anche se in molti casi di siti è faticoso anche capire come si svolge l’evento stesso. Il sito di Expo ha invece  tutte le caratteristiche per presentarsi come un ottimo sito. L’informazione è completa,  il sito è navigabile, il menu è sempre a disposizione, l’organizzazione dei contenuti è chiara e ben strutturata. Io in Mirò non sono l’addetto a questi temi ma credo che anche le mie colleghe, grandi esperte di architettura dell’informazione,  non avrebbero da ridire.

Il secondo tema è legato alla capacità comunicativa del sito e a un’idea forte dei valori che si vogliono trasmettere. È un problema di immagine coordinata, come si diceva una volta, o di identità visiva, che rispetta una capacità di coordinamento di tutta la comunicazione. Anche qui, mi sembra tutto ok, l’idea dell’Expo, nutrire il pianeta, è chiara. Quello che è meno chiaro è l’insieme di aspetti che hanno determinato molte delle critiche fatte all’Expo, dal rapporto tra grande industria alimentare e scelte sostenibili, dalla coerenza del tema con lo scopo commerciale e di pura promozione di molte delle iniziative, al senso vero dell’evento: riflessione o grande kermesse. Ma di tutto questo non parliamo, perchè non è il focus del nostro blog.

Comunque all’Expo ci sono stato (ve lo testimonia il mio selfie su cui vi prego di non inveire:-)

Miki Rosco - Expo 2015

 

L’ho girato in lungo e in largo, prima di sera per vedere i padiglioni illuminati, poi di giorno per visitarne alcuni. Avrò visto, ad essere ottimisti, il 10% di quello che c’è da vedere. E mi voglio fermare a riflettere sull’ultimo punto, quello che mi intriga di più, il rapporto tra comunicazione dei contenuti e capacità di emozionare, tema affascinante e che nel web ancora non si riesce a raggiungere.

È quello che ho chiamato il terzo tema di riflessione: come il web di un evento può comunicare con i contenuti complessi dell’evento stesso. Ma andiamo con ordine.

 

 

 

L’Expo: emozione e contenuti

Come detto ho visitato solo alcuni dei padiglioni e nemmeno i più famosi, perché la coda per il Giappone o per l’Italia era superiore all’ora e ho preferito vedere più cose. Alcuni padiglioni nazionali erano strutturati per la pura promozione, erano padiglioni di marketing territoriale al meglio, o di marketing turistico al peggio. Il cibo veniva presentato come una semplice risorsa del territorio e tutto finiva lì. Altri padiglioni erano strutturati invece in modo didattico, specialmente quelli dei cosiddetti cluster, quelli in cui i paesi erano rappresentati da una coltura specifica, il caffè, il cacao. Questi padiglioni non avevano una missione tipicamente commerciale, mettevano insieme paesi spesso meno attrattivi o meno ricchi, ed erano poco attrattivi.

Infine c’era chi era capace di mettere insieme la qualità della presentazione, con la ricchezza di contenuti  e con la coerenza con il tema dell’evento. La Corea del Sud era un caso di questi. L’ingresso avveniva per gruppi, c’erano tre tappe all’interno con grande sfoggio di tecnologia multimediale (non a caso si tratta della patria di Samsung e Hyundai),  e una spiegazione dei tre principi della cucina coreana: equilibrio, fermentazione, conservazione. Un’immersione nella cultura del paese, una qualità della rappresentazione multimediale, che però non è fine a se stessa, ma spiega, convince. E una forte coerenza con il tema dell’evento.

Tutto ciò in rete non c’è: il web non riesce a consentire quel’immersione nei contenuti che dà sia coinvolgimento emotivo, sia capacità di comprensione delle cose.

Il Marocco è un altro caso di eccellenza che ho visitato.  Anche qui si giocava sul tre: i tre diversi ambienti climatici, e agricoli, del paese. Si iniziava dalla costa,  giocata sull’azzurro delle installazioni multimediali e sul fresco dell’aria, poi si passava al deserto, giallo e caldo, e poi alla montagna, verde e di nuovo fresca. Per ogni ambiente le coltivazioni e i prodotti tipici. Ancora una volta mix tra contenuti di qualità, presentazione coinvolgente, spirito dell’evento. Quando il web saprà trovare questa capacità comunicativa? È chiaro che c’è bisogno di una rete veloce per fare cose belle dal punto di vista dell’animazione visuale, ma c’è bisogno anche di coraggio e di capacità comunicativa. All’inizio, con le animazioni in flash, si era tentato di fare della comunicazione coinvolgente. Poi si è passati a razionali modelli redazionali molto spostati sui contenuti. Oggi siamo alla prevalenza dell’immagine di nuovo, ma senza guizzi, senza voglia di sperimentare. Vedremo che accadrà in seguito, ma la strada che mi permetto di indicare è questa: grande capacità di emozionare attraverso l’immersione, grande capacità di trasmettere contenuti coerenti.

Impressioni sparse sull’evento

Che impressione ho avuto? Lancio alcuni messaggi sparsi. C’è tanta gente, quasi tutti italiani. Si mangia di tutto e a tutti i prezzi, non è vero che si spende molto: ci sono le patatine belghe come in tutte le strade d’Italia, c’è Mc Donald, ci sono tanti spacci di cibo di strada, e poi ci sono i ristoranti di qualità e anche quelli lussuosi. Tra i padiglioni l’Asia comanda, il futuro è lì e lì si sta investendo per il futuro.  Il tutto è grande, bello, vale la pena. Io mi sono divertito.