Biennale di Venezia 2015

La Biennale di Venezia, i siti web, il futuro che non c’è

La Biennale, i siti web e l’arte

Ho visitato la Biennale d’Arte a Venezia, il più grande evento dedicato all’arte contemporanea nel nostro paese.

L’ho visitata perché sono curioso, non perché sia competente o professionalmente interessato.

Miki Rosco alla Biennale di VeneziaMa gli eventi mi interessano, e questa kermesse è di straordinario fascino. Poi la scusa di andare a Venezia è tale per cui ogni ragione è valida, e quindi eccomi nel selfie regolamentare fatto ai Giardini, dove da sempre si svolge la parte maggiore dell’evento.

O, per meglio dire, si svolge la parte storica, perché oramai il sito dell’Arsenale è ugualmente interessante (e ancor più fascinoso come spazi), e moltissimi padiglioni nazionali sono distribuiti per la città, che si presenta dunque invasa dall’arte contemporanea.

 

Ma la mia riflessione non può che partire dal sito web, visto che di questo trattiamo nel nostro blog. E come abbiamo fatto per l’altro evento visitato, l’EXPO, anche qui per la Biennale di venezia mi permetto di fare delle considerazioni, se non critiche, almeno dubbiose. Il sito è, dal punto di vista informativo, eccellente, e ci mancherebbe altro. C’è tutto quello che si deve sapere per visitare la mostra, piantine dei siti, elenco degli artisti, presentazione dettagliata delle mostre, biglietteria, trasporti e tutto quanto possa servire per organizzare la visita. Ma tutto ciò basta? Ci sono pochi video, e in generale c’è poca grafica, molto testo, molte chiacchiere. E nulla che possa far dialogare l’espressione artistica con il mezzo. In altre parole, si parla di arte ma non si fa arte. Eppure lo spazio per i rapporti tra arte e web ci sono, e le esperienze anche. Dunque, perché non prevedere sul sito nessuno spazio per questo? È un po’, da un diverso punto di vista, quello che abbiamo detto sull’EXPO, il web è usato poco per sperimentare nuovi linguaggi e nuove modalità comunicative, anche quando, come nel caso di grandi eventi culturali, questo spazio si dovrebbe sperimentare.

I siti web non sperimentano più

Io, che sul web ci rifletto da tempo, mi sento di dire che lo spazio della sperimentazione era più forte anni fa, quando magari si facevano delle cose ingestibili alla navigazione, ma si osava sperimentare, si provavano a sfruttare le nuove potenzialità di espressione del mezzo. Invece oggi il massimo che si concede è la socialità, ma sembra che tutto vada sotto il cappello della bella presentazione funzionale. Da questo punto di vista abbiamo fatto passi da gigante, ma si è perso il gusto di rischiare. E il web è percepito come un grande mercato, prima che un ambiente di comunicazione. Non dovrei dirlo io che mi occupo di marketing, ma c’è troppo marketing nel web.

 La visita ai padiglioni

Detto ciò, la visita alla Biennale di Venezia è stata intrigante. Se ad EXPO avevamo visto molti più italiani che stranieri, qui gli stranieri, almeno nel giorno della mia visita, sono in maggioranza. Non so se qualcuno vuole tirare delle conclusioni, io mi astengo. Non faccio commenti sulla qualità di quello che ho visto, perché ho già confessato la mia incompetenza, ma un giro tra le opere lo consiglio a tutti. C’è tutto: opere d’arte riconoscibili e familiari anche agli incompetenti (quadri, fotografie), installazioni, perfomance dal vivo, video, e tutto l’armamentario dell’arte contemporanea.

Due note di contenuto. La politica è ben presente: al Capitale di Marx è dedicato un reading e molte opere alludono alla riflessione sul contemporaneo. Ma la politica non evoca speranze: il futuro di cui parla il titolo dell’esposizione (All the world’s Futures) non parla del sol dell’avvenire. La prima sala del padiglione ai Giardini è dedicata a Fabio Mauri, e alle pareti una serie di stampe, tutte con la parola, variamente declinata “Fine”. I Futuri del mondo, non sono tanti, ahimè.