La fabbrica delle storie: libri di marketing e storytelling
Per scrivere bene occorre leggere. E allora vediamo un po’ di costruire la nostra fabbrica delle storie, prendendo nota di alcuni libri di marketing (e non solo) che ci aiutano a capire come scrivere una storia.
Non iniziamo da un libro di marketing
Jonathan Gottschall, L’istinto di narrare, Torino, Bollati Boringhieri, 2014.
Non è un libro di marketing, ma la parte più interessante per chi si occupa della nostra amatissima disciplina è quella in cui si mette a fuoco il bisogno di ascoltare storie.
Aprire una fabbrica delle storie, cioè, è capire perché la gente ha bisogno di narrazione, perché cerca storie. Il libro in generale è un interessante excursus su tutte le tipologie di storie che amiamo ascoltare e narrare, e sui perché appunto, tanto amiamo le storie (finendo addirittura, ci ricorda l’autore, per passare la notte a narrarci bizzarre storie: i nostri sogni). Ma la domanda di base dell’autore è: perché le storie hanno tanto successo? E perché, una storia, per avere successo deve essere problematica?
Nessuno di noi è disposto ad ascoltare una storia in cui tutto va bene e non ci sono complicazioni. Anzi, più la storia è inquietante, tenebrosa, ricca di colpi di scena e anche di spaventi, più ci piace. Questo, peraltro, dovrebbe far riflettere qualsiasi uomo di marketing, così impegnato a trasmettere rassicurazioni e messaggi privi di inquietudine. Se si vuole usare lo storytelling nel marketing, bisogna anche imparare a usare l’inquietudine, non la sola rassicurazione.
La spiegazione che l’autore fornisce è che l’immersione in una storia è come un grande simulatore sociale: vivendo la storia di qualcun altro, scoprendo le sue emozioni, incontrando i suoi problemi – magari diversissimi dai nostri – noi impariamo a gestire le nostre emozioni, le nostre relazioni, e quindi impariamo a vivere con gli altri. I grandi lettori dunque sono grandi esperti di socialità. Ecco riabilitati tutti i “topi da biblioteca”, tutti quelli tacciati di asocialità perché preferiscono passare il loro tempo leggendo, piuttosto che cazzeggiando con gli amici. E invece frequentare non dico il salotto dei Guermantes (non tutti leggono Proust), ma almeno la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts aiuta a imparare a socializzare con la gente.
Comunque questo è un bel libro, ricco di spunti utile a chi fa della scrittura la sua arte e il suo mestiere , a chi, per restare al titolo del post: ha una fabbrica delle storie che deve far produrre.
Passiamo a un vero libro di marketing
Giuseppe Morici, Fare marketing rimanendo delle brave persone, Milano, Feltrinelli, 2014.
Il titolo, in verità, delude un po’. Io, è una vita che cerco di capire come fare marketing senza diventare una cattiva persona, e, mi si passi la presunzione, penso di essere arrivato a conclusioni un po’ più complesse, rispetto a quelle dell’autore. Che in fondo dice che bisogna essere onesti e non raccontare bugie. Bello sforzo. Il libro invece è interessante proprio nella presentazione dello storytelling come attività utile a fare un buon marketing. Qui, al di là delle chiacchiere, spesso interessanti, sulla pubblicità oggi (l’autore è un pubblicitario, e si vede), c’è un bel capitolo sul rapporto tra plot narrativi classici e spot pubblicitari. Morici indica alcune storie classiche, e dice che su queste si finisce per narrare qualsiasi storia. Eccole:
• Viaggio e ritorno
• Alla ricerca dell’oggetto del desiderio
• Sconfiggere il mostro
• Dalle stelle alle stalle
• La commedia
• La rinascita
• La tragedia
Il tema è intrigante e ci torneremo sicuramente. Quindi libro da leggere, al di là del titolo, per capire di più di pubblicità (specialmente per chi ne sa poco) e di marketing contemporaneo. Per rimanere brave persone, serve altro.
Chiudiamo con un magnifico libro
Yovul Noah Harari, Da Animali a Dei, Breve storia dell’Umanità, Milano, Bompiani, 2014.
Questo è un libro che consiglio a chiunque: sicuramente uno dei più bei saggi (e dei più leggibili) che abbia letto negli ultimi dieci anni. Parla di tante cose, racconta la storia dell’umanità cercando di spiegare come mai un animale poco dotato come l’Homo sapiens si sia fatto dio, riuscendo a dominare il mondo. Il punto di partenza è quella che Harari chiama rivoluzione cognitiva dovuta alla comunicazione. Tutti dicono che la comunicazione è la vera arma che l’homo sapiens ha usato per farsi strada, ma non si spiega abbastanza, come quest’arma è stata usata. Bene, dice Harari, attraverso il gossip e lo storytelling i nostri antenati sono riusciti a raggiungere lo status attuale.
La comunicazione, dice l’autore, serve ad arrivare a livelli di collaborazione e di coordinamento elevati e a questo serve innanzitutto il gossip. In un gruppo di 25/30 elementi, la base di ogni gruppo di primati, il gossip serve a comprendere che fiducia dare a ogni rappresentante: ascoltando il parere degli altri e scambiando opinioni sui membri del gruppo, noi siamo in grado di acquisire fiducia e così il coordinamento delle tribù di homo sapiens è stato subito superiore a quello di ogni laltro gruppo di animali. Ma il livello successivo è stato quello che Harari chiama “parlare di cose che non esistono”.
L’homo sapiens è l’unico animale che riesce a inventarsi fatti e personaggi di fantasia, a raccontar storie, cioè. Avere queste possibilità significa per gli uomini creare dei totem, delle divinità, delle entità in cui identificarsi, e quindi sposta la fiducia dai membri del piccolo gruppo a gruppi sempre più ampi: io, che appartengo alla tribù del lupo, il mitico animale fondatore, mi fido degli altri uomini che riconoscono il lupo, e quindi mi coordino con loro anche se non li conosco personalmente, se non ho avuto nessun pettegolezzo su di loro, perché dei lupi, appunto, mi fido. Cambiate nome al “lupo” e chiamatelo “partito”, “sindacato”, squadra di calcio”, “nazione”, “stato”, e capirete come funziona la fiducia tra gli umani.
Il libro continua con altre illustrazioni della nostra rivoluzione cognitiva. Da leggere, per chi fa marketing, per chi è curioso di storia, per chi vuole capire come funziona la psicologia di massa. Nulla di meglio per la fabbrica delle storie, quelle che ogni bravo blogger deve mettere in piedi.
Post scriptum. Se qualcuno volesse conoscere la mia opinione, molto riflettuta, su come rimanere delle brave persone facendo il marketing, sono a disposizione:-)